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Come si legge la felicità. Autogrill di Alessandra Gondolo

Miche e Jenny, le protagoniste di Autogrill di Alessandra Gondolo (8tto edizioni), sono giovani donne ai margini della società, uniscono le loro solitudini e cercano di inventarsi una vita.  Seppur diverse, si conoscono e si piacciono, entrambe alla ricerca disperata di contatto umano. Prima vicine di casa, diventano colleghe grazie alla caparbietà di Jenny, che esercita un forte ascendente sulla timida e riservata Miche. Sono due creature delicate e l’autrice riesce a dipingerne i tratti con un candore aspro, e non si può non amarle. Jenny, con i suoi tocchi di stravaganza, è animata da una forza inesauribile, un atteggiamento disinvolto e sprezzante e un’assoluta duttilità nei confronti di un mondo distratto e inesorabile che cerca invano di piegarla. Miche non può resisterle. Il suo acerbo, ma già profondo vuoto esistenziale ha bisogno di essere colmato da una figura come la sua, spavalda e coraggiosa, che sembra sempre avere in tasca la risorsa giusta per risolvere qualsiasi situazione, come un coniglio che salta fuori dal cappello di un mago. Hanno entrambe storie tristi alle spalle, soprattutto Miche, della quale l’autrice svela pian piano la storia familiare; ed è Miche la protagonista indiscussa del romanzo, che intorno a lei ruota, e a cui Jenny fa da spalla, come spesso accade ai personaggi dai temperamenti vivaci. Ma entrambe le figure sono ben delineate, seppur con pochi guizzi oltre il prevedibile.

Ma Jenny è così, più si rende conto che una cosa non la si sopporta, più la ingigantisce e provoca. Questo è il suo modo di affrontare il mondo. Miche, invece, vorrebbe scomparire, perché vede il piglio giudicante di quelle clienti anche su di lei, sul suo aspetto, sul suo taglio di capelli, sulla sua smorfia di assoluta estraneità al mondo.”

Impossibile non accostarle a Lila e Lenù de L’amica geniale di Elena Ferrante, sebbene il romanzo di Gondolo abbracci un arco temporale molto più ristretto, impedendo all’autrice di regalarci un maggiore approfondimento psicologico dei personaggi, soprattutto delle dinamiche del rapporto tra le due, che rimane piuttosto in superficie.

Come Lila e Lenù, anche Jenny e Miche tentano di evadere dalla grigia esistenza di uno squallido quartiere di periferia, in questo caso Rione Verde. A modo loro ci riusciranno, restando e fuggendo allo stesso tempo. Già, perché dove potrebbero mai andare due come loro?

Un posto c’è. E Jenny lo sa.

Come in una favola dolce-amara, Jenny e Miche diventano Michenny, il nome che daranno al loro colorato ed eccentrico autogrill, rimanendo ai margini di un’autostrada dove cercano faticosamente di ricostruire loro stesse. Proprio l’autogrill è il tocco magico di questo romanzo di formazione, ciò che lo rende diverso da tanti altri: il nonluogo per eccellenza, fermo ai bordi di un’autostrada grigia e anonima che è essa stessa un nonluogo, un ponte tra la realtà e il sogno. Un autogrill vuoto e ammaccato come loro, che si trasforma e diventa il vero protagonista di questa storia. Attraverso questo felice espediente narrativo, Gondolo porta il mondo nelle vite delle due ragazze, poliziotti, becchini, camionisti, vecchie signore: tutti, prima o poi si fermano lì, da Michenny, arricchendo, e anche sconvolgendo, la vita delle due ragazze, contribuendo a costruire le loro identità adulte.

Se qualche dubbio di artificio e di maniera può sorgere in alcuni passi del romanzo, prevale la sostanza di una narrazione realistica e ricca, in grado di aprire un dibattito sugli interessanti temi sociali ed esistenziali che propone. Quindi, sebbene l’autrice tenda a volte a soffermarsi per spiegare l’intenzione dietro ai gesti dei suoi personaggi, già ben chiari e che non avrebbero bisogno di ulteriori disvelamenti, e pecchi di qualche dialogo di troppo e convenzionale, il romanzo è coinvolgente, ben strutturato e scorrevole e fan ben sperare in una futura prova dell’autrice. In particolare, Gondolo sa ben esplorare l’interiorità dei suoi personaggi, e le due protagoniste, ribelli e randage ciascuna a modo proprio, sono un inno alla libertà e all’autodeterminazione. Notevole la scioltezza con la quale vengono gestiti i numerosi passaggi narrativi che scivolano tra il passato di Miche e il suo presente.

A tal proposito, vorrei segnalare l’affinità di Autogrill con il film francese La vita sognata degli angeli di Érick Zonca, vincitore ex æquo della Palma D’Oro a Cannes nel 1998 per le interpretazioni femminili, affinità che rilevo nella trama e nella capacità di fotografare una realtà urbana contemporanea piena di contraddizioni, caratterizzata dalla precarietà nel lavoro e dalle scarse opportunità offerte agli strati sociali più in difficoltà.

La vita reale è molto diversa dai sogni, ma c’è sempre, da qualche parte, una piccola luce che può illuminarla; di solito viene da dove meno ce lo aspettiamo, e può aiutarci a perdere quella durezza che spesso il dolore ha.

Sarah Majocchi

Antonio Esposito

Antonio Esposito nasce a Napoli nel 1989. È editor.

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Antonio Esposito

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