Lepista nuda – Massimo Salvati

Cappello all’islandese, impermeabile cammello stinto, pantaloni della tuta macchiati d’erba, bicicletta da donna con appesi dei barattoli. Una routine semplice: da dietro un vicolo recupera delle cassette di frutta che dispone a due a due; dentro posiziona con cura dei fasci d’origano che vende fino al tramonto, sotto uno di quei balconi smaltati di vernice pastello, all’angolo tra gli odori di fritto e la cappa di una panineria, vicino agli abusivi dai passeggini carichi di ombrelli e ai banchetti dei cartomanti dotati di pos, in mezzo ai cannibali del nuovo turismo intenti a mangiare-o-bere-qualcosa; in disparte dagli scooter, le bici, i monopattini, coppie di tutte le età con trolley alla ricerca di B&B, vecchiette con i carrelli della spesa.

Lo incontro ogni giorno per strada, lungo il corso dove ci sono i grandi marchi o le startup dalla fiscalità agevolata, con edifici dai parapetti immacolati, una serie di finestre chiuse e poche aperte che lasciano intravedere stanze vuote con soffitti decorati e altissimi. Se sparisce per brevi periodi quasi nessuno ci fa caso. Solo dopo se ne parla al supermercato di fronte o dal fioraio all’angolo, e ognuno tira fuori la sua versione: investito da una macchina mentre si aggirava in tangenziale di notte, tornato nell’RSA da dove ogni tanto evadeva, semplicemente morto. Ha esperienza nell’edile e una laurea in architettura mai esercitata, né prima né dopo essere tornato nel suo paese. Da giovane, se bisognava lavorare sui tetti, sostituire una tegola, svuotare le grondaie, riparare le canalette, non c’era privato o piccola ditta che non lo chiamasse a fare un lavoretto in nero.
Negli ultimi tempi, il fine settimana, alcuni ragazzi lo prendono di mira tirandogli centesimi riscaldati con l’accendino, a volte anche sassi se in giro non c’è gente, o gli offrono qualche birra per poi farlo cadere di faccia.

Nel video, lo seguono tra i castagni e gli aceri, fino a una macchina che in mezzo al prato è una caverna di ruggine: i resti di una vecchia utilitaria gialla senza ruote e parafango, l’interno ridotto a rifugio. L’uomo ha i capelli grigi che gli coprono la fronte e gli occhi. Offre una canna a chi riprende e afferra uno dei barattoli attaccati alla bicicletta. Con l’apriscatole rivolta in un piatto di plastica alcuni funghi: dei lepista nuda, dice, dalla consistenza acquosa, elastica nel gambo. Li mangia: la telecamera zumma sui polpastrelli unti, poi sui fasci d’origano che tiene gelosamente sotto al braccio.
Una mano entra nell’inquadratura e offre una bottiglia all’uomo. Gli viene detto qualcosa fuori campo e, senza esitare, comincia a bere alla goccia, in piedi, con il gomito dritto e per nove, dieci secondi non si sente nulla se non qualche risata in sottofondo. Poi con lentezza si piega in avanti, poggia la bottiglia a terra, farfuglia un mìmàncacàsa; si rivolge a un voi, prendétesevivàdéibaràttoli, fumàtancòrasavétevòglia. Fa qualche passo in avanti verso la radura, oltre di lui una landa nera piena di rugiada. Di colpo, collassa.

È rimasto nel fiume per cinque giorni. La polizia ha trovato il corpo solo dopo che hanno postato i video su telegram. Lo stesso uomo che ora vedo nello schermo del mio telefono; uno swipe al secondo video: c’è un ragazzo vestito di nero, aggrappato al parapetto sul fiume, tira con forza una corda mentre qualcosa di imballato, in plastica scura, riemerge e viene adagiato sul prato. Chi ha il compito di scartarlo affonda la lama dall’apice, dove è stato fatto un nodo stretto. Con la mano coperta da un guanto, opera un taglio lungo e impreciso, interrotto e ripreso a più momenti. Chi riprende avanza di qualche passo, mentre quello con il coltello ha lo sguardo di chi vede in strada le carcasse degli animali travolti e cerca subito di rimuovere l’immagine.

Il ragazzo tira via la pelle macera, punteggiata a chiazze verdescuro di tessuto necrotico, pallida e sottile come carta bagnata. Non c’è tensione nel corpo, nudo e viscido, appare rilassato, gli occhi sono opachi, le mani rosse. L’addome è gonfio, dilatato dai gas, quasi sul punto di lacerarsi; le gambe sono segnate da ramificazioni all’interno, come se una vegetazione premesse per uscire. Delle radici scure risalgono la schiena e il collo, si irradiano dalle spalle lungo le braccia fino alle mani; il rosso si mescola a un muschio opaco, i filamenti, che emergono dalle crepe nella carne, sono chiari come le ife sotterranee, creano una crosta da cui si staccano lembi: svelano una trama di flora biancastra, macchiata di un colore violaceo nelle zone più esterne, di una tonalità satura, quasi livida. Queste radici si arricciano nell’aria appena esposte al vento.  

L’odore di muffa e terra bagnata mi si blocca tra naso e gola. Le immagini scorrono sullo schermo ma mi costringo ad alzare lo sguardo: oltre i fili in orizzontale e la ringhiera bianca di casa, sui tetti d’amianto con i piccioni morti, dilaniati da gabbiani che ora svettano sulla cupola.


Massimo Salvati nasce a Cosenza nel 1996. Suoi racconti sono apparsi su «Nazione Indiana», «Narrandom» e «Calvario rivista». Insegna, collabora con diversi progetti editoriali; si arrabatta.


L’illustrazione è di Erika Paratore.

Serena Nadal

Condividi
Pubblicato da
Serena Nadal

Articoli recenti

Come si legge la felicità. Autogrill di Alessandra Gondolo

Miche e Jenny, le protagoniste di Autogrill di Alessandra Gondolo (8tto edizioni), sono giovani donne…

1 Aprile 2025

Il fabbro di Ortigia: un viaggio nel tempo e nell’anima di Siracusa

Giuseppe Raudino ci trasporta con Il fabbro di Ortigia (Bibliotheka Edizioni) in un'epoca e un…

26 Marzo 2025

Nella camera bianca – Simone Sciamè

Rosa timbra due minuti e trentacinque dopo di me, perché porta Valentino a scuola. Varca…

23 Marzo 2025

Questione di coordinazione – Camilla Loglisci

La nonna armeggia in cucina mentre me ne sto seduta con le gambe incrociate sulla…

9 Marzo 2025

Emilia Perez, il film più problematico dell’anno

In attesa di scoprire quale sarà il film dell’anno ai premi più prestigiosi del mondo,…

2 Marzo 2025

Madreselva. Intervista a Gerardo Spirito

Di recente Gerardo Spirito è tornato in libreria con un nuovo romanzo, Madreselva, edito da…

26 Febbraio 2025