Come ci siamo evoluti: “Ultime notizie sull’evoluzione umana”
Nell’era del digitale ci sembra strano concepire l’uomo in termini di primitività e immaginare i nostri antenati immersi in un ecosistema primordiale in cui “sopravvivenza” era sinonimo di “vita”. Si tratta di uno sforzo immaginativo arduo o quanto meno bizzarro per dei nativi-digitali. Tuttavia, quasi paradossalmente, è proprio grazie all’ausilio della moderna tecnologia che possiamo conoscere più approfonditamente queste lontane epoche: l’innovazione, al servizio della scienza dell’antichità, ci restituisce con un’accuratezza sempre maggiore analisi e misurazioni indispensabili per farci un’idea più precisa (o forse sarebbe più corretto dire un’idea meno nebulosa) di ciò che un tempo fu.
Scavando nel nostro passato, ci accorgeremo di quanto le cose siano effettivamente cambiate e la parola “evoluzione” non potrà che frullarci in testa e riempirci la bocca, stuzzicando in noi fantasticherie vagheggiate sotto l’egida di un altro termine cardine, “progresso”. Orgogliosi o sconcertati di questo abissale mutamento, non vogliamo in questa sede stimolare riflessioni “futuristiche” – a questo ci pensa già abilmente Charlie Brooker -, bensì cogliere l’occasione per fare una piacevole passeggiata a ritroso e riavvolgere, per così dire, il nastro della nostra esistenza umana.
Nel farlo ci viene incontro Giorgio Manzi, antropologo e paleontologo, nonché professore ordinario presso la Sapienza di Roma e direttore del Museo di antropologia «Giuseppe Sergi» e del Polo museale Sapienza.
La sua recente pubblicazione, ultima di una ben nutrita serie di testi e articoli, ci teletrasporta nuovamente indietro nel tempo: stiamo parlando di “Ultime notizie sull’evoluzione umana” edito dalla casa editrice Mulino (Giorgio Manzi, Ultime notizie sull’evoluzione umana, Bologna, 2017, Il Mulino).
L’esordio di Manzi non lascia ombre di dubbio inchiodandoci ad una verità dalla quale ormai sembra difficile prendere le distanze:
“I Primati siamo noi.”
(Ultime notizie sull’evoluzione, p. 15).
Un eco darwiniano sul quale l’autore innerva con abile capacità affabulatoria il proprio racconto, assorbendo il lettore in un’affascinante storia fatta di scoperte paleo-antropologiche e costellata di specie lontane ed estinte: il libro ci propone siti affascianti, passando da Laetoli ad Atapuerca, fornendoci le descrizioni di ominidi noti, come Lucy o Ötzi, e di specie meno conosciute, come l’Homo naledi o dell’Homo floresiensis.
“Ultime notizie sull’evoluzione” si presenta come un libro divulgativo, comprensibile anche a chi non mastica quotidianamente argomenti del settore. Il testo è strutturato in paragrafi snelli, i quali permettono un’agevole lettura e conferiscono al testo un ritmo avvincente.
La sua accessibilità anche ad un pubblico di non specialisti non costituisce un fattore penalizzante poiché il testo non manca di rigore scientifico: le scoperte sono sempre documentate e le testate da cui sono tratti gli articoli vengono fedelmente riportate; vi è inoltre un’ampia bibliografia in appendice che saprà soddisfare eventuali desideri di approfondimento.
Nel testo vi sono numerose puntualizzazioni scientifiche; preme innanzitutto all’autore delineare una concezione evolutiva “a cespuglio” (bush), in linea con il pensiero di Stephen Jay Gould. Per quanto concerne l’individuazione di tratti distintivi nei Sapiens, Manzi si sofferma sull’espansione encefalica testimoniata delle misurazione del cranio e su un caratteristico “riassorbimento osseo, che a sua volta conferisce un aspetto più minuto e modellato alla nostra faccia anche nell’adulto” (Ultime notizie sull’evoluzione umana, p. 202). Viene preso in considerazione, sempre a livello “amatoriale”, anche l’orologio molecolare, valido alleato nelle datazioni poiché consente di valutare “le divergenze filogenetiche a partire dal dato molecolare” (Ibidem, p. 129). Si tratta solo alcuni assaggi…
Sono pagine di un mondo sepolto sotto strati rocciosi e temporali e che deve essere riscoperto con delicatezza, passione e acume.
Questa “storia” è una parte di noi che indistintamente ci lega gli uni agli altri e ci accomuna, abbattendo l’erroneo concetto di razze andatosi malamente diffondendo: ancora una volta non resta che “ridimensionarsi” per meravigliarsi dell’essere umani.
“Un uomo che forse, all’incirca 40 mila anni fa, si trovava in questo stesso posto dove mi trovo io ora. Me lo immagino seduto su questo stesso masso, mentre guarda lo stesso orizzonte che ora io sto guardando e sente questo stesso tepore della grotta che, verso sera, inizia a restituire il calore accumulato dalla roccia durante il giorno.
Chissà cosa passava per la mente di quell’uomo in quel momento?”
(Ultime notizie sull’evoluzione umana, p. 220).
Claudia Corbetta