Stephen Hawking, una meraviglia di scienza e umanità
Sarebbero diverse le definizioni attribuibili a un personaggio come Stephen Hawking, alcune sovrapponibili, altre no. Scienziato, cosmologo, astrofisico. Oppure, citando il suo sito internet personale, “cosmologo, viaggiatore spaziale ed eroe”. Di certo, Stephen Hawking è uno di quei personaggi che la storia non potrà mai dimenticare, perché già durante la sua vita si è legato indissolubilmente all’immaginario collettivo.
Stephen Hawking, una vita fra scienza e “cultura pop”
Parlando di scienziati e di grandi scoperte, verrebbe spontaneo rifarsi allo stereotipo del nerd chiuso in laboratorio, sepolto dai libri, con scarsa attitudine al vivere quotidiano e alla socialità. Stephen Hawking, invece, colpito precocemente dalla SLA e costretto a stare su una sedia a rotelle, è riuscito a divorare la vita e illuminare il mondo arrivando in tutti i punti in cui ognuno di noi sognerebbe di arrivare, saltando con facilità dai discorsi sui buchi neri ai cameo nei Simpson (dove rubava da Homer la sua teoria su un universo a forma di ciambella); dalla filosofia sulla nascita dell’Universo a incidere un disco insieme ai Pink Floyd, fino a partecipare a una puntata di Star Trek.
Lascia all’umanità un patrimonio di idee, teorizzando che i buchi neri, pezzi di universo in cui tutto entra e nulla esce, lascino in realtà fuoriuscire una radiazione, chiamata “radiazione di Hawking”.
La “teoria del tutto” e la vita accademica
Nel 2014, un film diretto da James Marsh, intitolato “La Teoria del Tutto”, accende i riflettori su quella che è stata la vita dell’astrofisico. Il nome è dovuto a quella che è considerata da molti il tesoro introvabile della fisica: una teoria che riesca a unificare in un’unica cornice le teorie attualmente conosciute.
Inizialmente, Stephen Hawking era un sostenitore della possibilità che tale teoria potesse esistere, ma poi, come egli stesso affermò, cambiò idea. Durante la sua vita, per trenta anni è stato Professore Lucasiano di Matematica all’università di Cambridge. Per intenderci, dietro la stessa cattedra presero posto grandi nomi della matematica, come George Stokes, Paul Dirac e addirittura Isaac Newton.
Grandioso divulgatore, riusciva a spiegare concetti complicatissimi con una facilità disarmante, affascinando e avvicinando generazioni a una scienza che forse mai, prima delle teorie sul Big Bang, sulle stringhe e sull’espansione dell’universo, era stata così complicata. Pensando a lui e ai suoi libri, viene quasi spontaneo pensare alla sua immagine, alla forza straordinaria che seppur totalmente bloccato, riusciva a tirare fuori.
La SLA e il sintetizzatore vocale
Nel 1963, quando aveva appena 21 anni, gli fu diagnosticata la SLA, ma ciò, grazie agli sforzi compiuti da varie aziende tecnologiche, non gli ha mai impedito di comunicare. Dal 1997, la sua sedia a rotelle montava un computer fornito dalle Intel, che grazie a un software denominato “ACAT”, a un sintetizzatore vocale e a un algoritmo di predizione delle parole creato da Swiftkey, gli consentiva, tramite movimenti della guancia, di selezionare lettere, numeri o intere parole da uno schermo e “parlare”. Nel 1994 e nel 2014 ha collaborato con i Pink Floyd, rispettivamente nelle canzoni “Keep Talking” e “Talkin’ Hawkin’”.
Il sogno del viaggio spaziale e il volo parabolico
Uno dei suoi più grandi desideri sarebbe stato viaggiare nello spazio. Venendo a conoscenza di ciò, il magnate Richard Branson, capo della Virgin Galactic, azienda che si prepara al “turismo spaziale”, gli promise di portarcelo.
Purtroppo non è stato possibile, ma Stephen Hawking è stato parzialmente accontentato con un volo parabolico che gli ha permesso di assaporare qualcosa di simile all’assenza di gravità. Si è potuto godere del suo grande senso dell’humour quando, con il gruppo comico inglese “Monty Python”, si esibì in una cover della canzone di questi ultimi, “Galaxy Song”.
Una immensa semplicità umana
Nel video, l’astrofisico vola con la sua sedia a rotelle fra le stelle, spiegando, in chiave umoristica e in appena un paio di minuti, tutto ciò che di base c’è da sapere riguardo l’universo e la nostra galassia e perché dovremmo essere ben felici che ci sia vita intelligente lì fuori: la Terra è piena di idioti. E a proposito di vita aliena, per Stephen Hawking è meglio se non cerchiamo il contatto a tutti i costi con gli alieni, perché potremmo fare la fine dei nativi americani che incontrarono Colombo. Ebbe parole anche per chi soffre di depressione, quando, tirando in ballo la radiazione da lui teorizzata, disse:
“Se senti di essere in un buco nero, non arrenderti, perché c’è sempre una via d’uscita.”
Amava le scommesse. Nel 1964, quando Peter Higgs teorizzò l’esistenza della particella che porta il suo nome, il “bosone di Higgs”, Stephen Hawking scommesse cento dollari con un collega che il bosone non sarebbe mai stato trovato. Qualche anno fa, a distanza di decenni, l’acceleratore di particelle LHC rilevò il bosone di Higgs e la scommessa fu dunque persa.
Il Nobel non ancora arrivato
Fra intuizioni geniali e un lato umano immenso, Stephen Hawking raccolse innumerevoli e prestigiosi premi, ma non è mai riuscito a ottenere un Nobel. Il motivo risiederebbe nella mancanza di prove sperimentali che confermino le sue teorie e nella difficoltà ad ottenerne. Per fare un esempio, la teoria di Einstein sulle onde gravitazionali, formulata negli anni venti del secolo scorso, ha trovato conferma solamente nel 2016. Nobel oppure no, una cosa è certa, Hawking è riuscito a raggiungere il sublime, a far svettare l’intelletto umano, a insegnare a tutti che:
“Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare”
E soprattutto, “Guardate le stelle, invece dei vostri piedi”.
Fabio Romano