Una vita di coincidenze
A volte soffermandosi a ricordare episodi della propria vita ci si ritrova dinnanzi a coincidenze: eventi forse banali, trascurabili, nel momento in cui si presentano ma che diventano poi importanti punti di riferimento. Quante volte un incontro fatto per caso può rivelarsi felice, e quante volte una congiuntura d’eventi può designare gran parte del futuro di un uomo? Se non fosse stato per quelle coincidenze, forse non saremmo ciò che siamo. Impossibile dirlo ma di sicuro avremmo vissuto esperienze diverse, e se le esperienze forgiano l’uomo, il suo carattere e il suo modo d’essere, allora probabilmente intercorre un discrimine tra il noi che siamo e il noi che saremmo potuti essere.
È di quasi due decenni fa il film Sliding doors, nel quale si mostravano due realtà alternative, due possibili ramificazioni del futuro: la protagonista dovendo prendere la metropolitana, una volta la perdeva e una volta riusciva a salire. Si narravano le vicende che in base all’andamento dei fatti di volta in volta si generavano. Il titolo del film chiaramente allude alle porte scorrevoli dei vagoni della metropolitana ma potrebbe benissimo alludere anche a quelle immaginarie porte che di volta in volta si aprono “decidendo” il corso del futuro.
Ma come è vero, fuor di dubbio, che il futuro è il frutto del seme del presente, è altrettanto vero che non sempre il futuro lo si può prevedere proprio perché anche in una vita monotona, scandita sempre dagli stessi ritmi dagli stessi impegni, schematizzata, per non dire ingabbiata, può occorrere la coincidenza, che va a rompere la staticità e a creare nuovi futuri percorribili e assolutamente impensati. Sembra questo il caso del sognatore de Le notti bianche di Dostoevskij. Il sognatore che compie una vita sempre uguale, diversa da tutti gli altri, rinchiuso nel suo mondo, fatto di sogni perché la realtà non gli piace; incontra una fanciulla, Nastenka, che sembra cambiargli la vita, una coincidenza, ancora una volta. Ma se per il sognatore quella si rivela solo una parentesi, per la ragazza è un’occasione per trovare la forza in se stessa che era sempre rimasta celata dentro di sé, dietro le sue insicurezze. Una stessa coincidenza, uno stesso caso del destino, quindi, che ha risvolti ed esiti diversi a seconda di chi li vive.
La coincidenza, si diceva, porta scompiglio allo scorrere prevedibile degli eventi, ed essendo la realtà molteplice e fatta di continui mutamenti, non è difficile vivere delle coincidenze. Julio Cortazar nel suo libro Rayuela tratta proprio di questo. Il tema è già ravvisabile dal titolo che indica il gioco della campana: nel racconto si andranno dipanando storie e vicende che sono strettamente legate tra loro non da un ordine cronologico o logico, più che altro sono le stesse vicende a reggersi tra loro per legge del caso. Il protagonista spiegherà, rivolgendo il pensiero alla donna che ama,
Camminavamo senza ricercarci ma sapendo che camminavamo per incontrarci.
Ma l’idea che la vita sia retta da leggi del caso, da coincidenze, e che ogni volta tutto sarebbe potuto essere diverso traspare già dall’impostazione della struttura del testo: i capitoli non presentano una regola di lettura nel canonico ordine ma possono essere letti indistintamente, a caso. Il libro di Cortazar, così non solo si fa portatore di un’esperienza possibile di vita ma di tutte le realistiche possibilità delle loro possibili realizzazioni.
Roberta Attanasio