Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey
Passato sotto silenzio, forse per la calura estiva, ad agosto Netflix ha presentato l’adattamento cinematografico, diretto da Mike Newell e con protagonista Lily James, de Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey di Mary Ann Shaffer & Annie Barrow.
Il romanzo era uscito per la prima volta in Italia nel 2008 per la casa editrice Sonzogno, con il titolo La società letteraria di Guernsey. Nel 2017, Astoria decide di ripubblicarlo, con la traduzione di Giovanna Scocchera ed Eleonora Rinaldi, aggiungendo però nel nome il riferimento alla torta di bucce di patate.
La storia raccontata affascina per l’ambientazione scelta e per la forza dei protagonisti capaci di affrontare il dolore in ogni sua forma.
La storia
Quella che si presenta nelle pagine del romanzo di Shaffer e Barrow è la storia eroica e poco conosciuta della resistenza all’occupazione nazista sull’isola di Guernsey.
È il 1946 e Juliet Ashton, giovane giornalista londinese di successo, è in cerca di un libro da scrivere. Un giorno riceve una lettera da Dawsey Adams, appassionato lettore, che si era ritrovato tra le mani un volume un tempo appartenutole. I due cominciano a scriversi, trasmettendosi tra le righe la comune passione per i libri e la lettura. Quando Dawsey , in una di queste lettere, rivelerà di essere membro di un gruppo di lettura, appunto il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, scatenerà in Juliet la curiosità di saperne di più al punto da creare una fitta corrispondenza anche con gli altri membri del circolo.
Mentre le lettere volano avanti e indietro attraverso la Manica con storie della vita a Guernsey sotto l’occupazione tedesca, Juliet scopre che il club è straordinario e bizzarro come il nome che porta e scopre che quelle donne e quegli uomini, altro non erano che i personaggi del libro che stava da tempo tentando di scrivere. I libri sono riusciti a salvare dalla guerra alcuni degli abitanti dell’isola e li hanno tenuti uniti. Guersney è stata occupata dalle truppe tedesche nel 1940 e la vita per queste persone non è stata più la stessa da allora. In quel periodo le comunicazioni telefoniche e telegrafiche furono interrotte, il cibo era scarso, si viveva, o meglio sopravviveva in uno stato di fame, povertà e degrado. Il club nasce una sera, quando Amelia Maugery riesce a nascondere un maiale e invita alcuni abitanti del paese a mangiare tutti insieme; la torta di bucce di patata nasce perché allora non erano disponibili ingredienti per un dolce, ma una cena tra amici non può dirsi tale se non si ha almeno un dolce e così lo inventarono con le uniche cose a disposizione: patate e bucce di patate. Tra un bicchiere di vino e una chiacchiera non si accorgono di essere andati oltre l’orario previsto per il coprifuoco, così cercano di attraversare i campi e di tornare a casa, vengono scoperti ed è Elizabeth McKenna a inventarsi l’esistenza del club letterario ed è così che poi iniziano gli incontri tra i membri del Club.
Tra libro e film
La ripresa cinematografica del romanzo risulta interessante, in quanto in grado di trasmettere l’unione forte che attraversa le pagine del romanzo tra la passione amorosa a un più profondo legame con la lettura e un posto, un luogo che avverti come casa anche se non sei nato li. La scrittrice protagonista, interpretata da Lily James, sceglie di abbandonare il lusso e lo sfarzo di Londra e di un probabile futuro felice matrimonio ricco, per una terra povera, a tratti ostile e ostinata. Il film poi con la sua delicatezza sottolinea come nonostante la crudezza e la spietatezza di un periodo terribile come la seconda guerra mondiale, si possa rimanere uniti e conservare quel minimo di felicità semplicemente immergendosi in uno dei tanti luoghi narrati da autori tanto lontani geograficamente quanto temporalmente.
La bellezza di questo film sta proprio nel riconoscere ai libri e alla lettura il potere dell’evasione; veri e propri viaggi che portano i lettori in terre lontane, epoche non più vivibili, lontani da conflitti, guerre, sopravvivenza e solitudini.
Questo è, a mio modesto parere, il bello di questo film: la capacità di sviluppare un doppio livello narrativo, la capacità di far nascere visioni diverse in base alle esperienze e sensibilità di partenza dello spettatore, cose che ci accadono anche, o forse ultimamente solo, con i libri. Il film, ad una visione più analitica, intreccia la trama fino ad ora raccontata della fondazione del club del libro e tutto ciò che ne consegue, con un secondo filone narrativo: la protagonista stessa, nel suo percorso di scrittrice e di donna indipendente, spesso si trova a dover affrontare le proprie paure e insicurezze, a doversi prendere delle responsabilità, per il periodo storico di riferimento, non ben accettate dagli uomini, ma proprio questo percorso fa si che Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey diventi un simbolo: Juliet sceglie il club, il gruppo, al suo successo individuale di scrittrice; la collettività davanti all’individualità.
L’ accettazione dell’altro contro le barriere culturali e che preferisce l’altruismo all’egoismo.
“Leggevamo, parlavamo, discutevamo di libri e così diventammo sempre più uniti.”
Anna Chiara Stellato