I Pickwickiani di Charles Dickens, traduzione di Federigo Verdinois
Riportiamo qui il primo capitolo de Il circolo Pickwick di Charles Dickens nella prima traduzione italiana a opera di Federigo Verdinois del 1904, per i fratelli Treves.
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Il primo raggio di luce che viene a rompere ed a fugare le tenebre nelle quali pareva involta l’apparizione dell’immortale Pickwick sull’orizzonte del mondo scientifico, la prima menzione officiale di quest’uomo prodigioso trovasi negli statuti inseriti fra i processi verbali del Circolo. L’editore dell’opera presente è lieto di poterli mettere sotto gli occhi dei suoi lettori, come una prova della scrupolosa attenzione, dello studio diuturno, dell’acume, che hanno sempre accompagnato le sue ricerche nella farraggine dei documenti affidati alle sue cure.
“Seduta del 12 maggio 1827. Presieduta da Giuseppe Smiggers, V.P.P.M.C.P. [Vice Presidente Perpetuo Membro del Circolo Pickwick], è stato deliberato quanto segue all’unanimità.
“L’associazione ha udito leggere con un sentimento di schietta soddisfazione e con approvazione assoluta le carte comunicate da Samuele Pickwick, P.P.M.C.P. [Presidente Perpetuo Membro del Circolo Pickwick] e intitolate “Ricerche sulle sorgenti degli stagni di Hampstead, seguite da alcune osservazioni sulla teorica dei pesciolini d’acqua dolce.”
“L’associazione esprime le sue più calde grazie al prelodato Samuele Pickwick, P.P.M.C.P.
“L’associazione, non disconoscendo menomamente i vantaggi che possono derivare alla scienza dalle ricerche infaticabili di Samuele Pickwick nei villaggi di Hornsey, Highgate, Brixton e Camberwell, non può fare a meno di considerare i risultamenti inapprezzabili che sarebbe ragionevole augurarsi in pro della diffusione delle cognizioni utili e del progresso dell’istruzione, se i lavori di quest’uomo insigne avessero un campo più largo, se cioè i suoi viaggi fossero più estesi e del pari fosse più estesa la cerchia delle sue osservazioni.
“A questo scopo, l’Associazione ha preso in seria considerazione una proposta del prefato Samuele Pickwick, P.P.M.C.P. e di altri tre Pickwickiani qui appresso citati, tendente a costituire una nuova diramazione del Circolo, sotto il titolo di Società corrispondente del Circolo Pickwick.
“La detta proposta essendo stata approvata e ratificata dall’Associazione,
“La Società corrispondente del Circolo Pickwick rimane col presente atto costituita: Samuele Pickwick, P.P.M.C.P. Augusto Snodgrass, M.C.P. Tracy Tupman, M.C.P., e Nataniele Winkle, M.C.P., sono egualmente col presente atto scelti e nominati membri della detta Società corrispondente, e incaricati di indirizzare di tratto in tratto all’Associazione del Circolo Pickwick, a Londra, dei particolari autentici sui loro viaggi e le loro investigazioni; le loro osservazioni sui caratteri e sui costumi; tutte le loro avventure in somma, non che le narrazioni e altri opuscoli cui per avventura dessero motivo le scene locali o i ricordi che vi hanno relazione.
“L’Associazione riconosce ben volentieri il principio che i membri della Società corrispondente debbano sostenere del proprio le spese dei loro viaggi; e non vede nessun inconveniente a che i membri della detta Società proseguano le loro ricerche per tutto il tempo che piacerà loro, sempre però alle medesime condizioni.
“I membri della prefata Società corrispondente siano, e sono con l’atto presente informati, che la loro proposta di pagare la francatura delle loro lettere, e il prezzo di trasporto dei loro pacchi, è stata da questa Associazione presa in seria disamina. Questa Associazione considera tale proposta degna degli animi elevati dai quali emanò, e non vi fa di conseguenza opposizione di sorta.”
Un casuale osservatore — aggiunge qui il segretario, alle cui note noi dobbiamo la relazione che segue — un casuale osservatore non avrebbe forse nulla rilevato di straordinario in quel cranio lucido, e in quelle due lenti di occhiali puntate intentamente verso di lui (del segretario), durante la lettura delle soprascritte deliberazioni. Per quelli invece i quali sapevano che il gigantesco cervello di Pickwick lavorava dietro quella fronte, e che gli occhi vivi di Pickwick brillavano dietro quelle lenti, lo spettacolo era davvero interessante. Ecco appunto l’uomo che avea spinto le sue indagini fino alle sorgenti degli stagni di Hampstead, ed agitato il mondo scientifico con la sua teorica dei pesciolini, calmo e impassibile come le profonde acque di quelli in un giorno di nebbia, o come un solitario individuo di questi ultimi nel più profondo di una brocca di terra. E quanto più interessante divenne lo spettacolo, quando, improvvisamente animatosi, al grido unanime di Pickwick emesso dai suoi seguaci quell’uomo illustre lentamente montò sulla seggiola dove prima era seduto e volse la parola al Circolo da lui stesso fondato. Che studio per un artista presentava quella scena così mossa! L’eloquente Pickwick con una mano nascosta sotto le falde del soprabito, moveva l’altra in aria per accompagnare e colorire la sua declamazione; il posto elevato ch’egli occupava metteva in bella mostra quei calzoni e quelle uose, che se avessero coperto le membra di un altro uomo qualunque, sarebbero forse passate senza osservazione, ma che, quando Pickwick le informava — se così è lecito dire — inspiravano un involontario sentimento di rispetto e di venerazione; lo circondavano gli uomini che si erano spontaneamente offerti a dividere i pericoli dei suoi viaggi, e che erano destinati ad aver parte nella gloria delle sue scoperte. Alla sua destra sedeva il sig. Tracy Tupman; il troppo sensibile Tupman, il quale al giudizio ed all’esperienza dell’età matura aggiungeva l’entusiasmo e l’ardore di un fanciullo, nella più interessante e perdonabile delle debolezze umane, — l’amore. Il tempo e la naturale nutrizione aveano un po’ allargato quelle forme altra volta romantiche; il panciotto di seta nera si era via via andato sviluppando; pollice a pollice la catena d’oro sospesavi sotto s’era sottratta al raggio visuale di Tupman; e gradatamente il mento rotondeggiante era andato sporgendo sulla bianca cravatta — ma l’anima di Tupman non era per nulla mutata, e l’ammirazione pel bel sesso ne costituiva sempre la qualità dominante. A sinistra del suo illustre condottiero sedeva il poetico Snodgrass, e più appresso l’ameno Winkle, il cacciatore; quegli poeticamente avvolto in un misterioso soprabito azzurro con un bavero di pelle canina, e questi con un vestito nuovo da caccia, fazzoletto scozzese al collo, e calzoni stretti alle coscie.
Il discorso del sig. Pickwick e la discussione che ne seguì sono registrati nei processi verbali del Circolo. L’uno e l’altra presentano una notevole affinità alle discussioni di altre celebri assemblee; e poichè non è senza interesse di confrontare gli atti e le parole dei grandi uomini, vogliamo trascrivere qui il processo verbale della seduta.
“Il signor Pickwick osservò (scrive il segretario), che al cuore di ogni uomo è cara la fama. La fama poetica era cara al suo amico Snodgrass; del pari la fama di conquistatore era cara all’amico Tupman; e il desiderio di venire in fama negli esercizii del campo, dell’aria e dell’acqua, vinceva ogni altro affetto nel seno dell’amico Winkle. Egli (il signor Pickwick) non volea mica negare di essere come ogni altro governato da passioni umane e da umani sentimenti (Applausi) — forse anche da umane debolezze (No, no!): ma questo egli poteva affermare che se mai il fuoco dell’amor proprio e dell’orgoglio personale gli si accendeva dentro, subito lo domava la brama di spender se stesso e l’opera sua in pro del genere umano. La lode dell’umanità era la sua idea fissa; la filantropia era il suo ufficio di Assicurazione (Scoppio d’applausi). Egli era stato orgoglioso — sì, era stato orgoglioso, lo riconosceva francamente, e se ne giovassero pure di questa confessione i suoi nemici — egli era stato orgoglioso quando avea presentato al mondo la sua gran Teorica dei pesciolini: poteva esser famosa o poteva non esserlo (Una voce: Lo è. Vivi applausi). Ebbene, egli consentiva ad accogliere l’affermazione dell’onorevole membro la cui voce era appunto pervenuta al suo orecchio; ma se la celebrità di quel trattato si dovesse anche estendere ai più remoti confini del mondo conosciuto, l’orgoglio col quale egli avrebbe sentito la sua qualità di autore, sarebbe stato men che nulla a confronto dell’orgoglio da cui si sentiva compreso quando si guardava intorno in questo momento, il più bel momento della sua vita. (Applausi). Egli non era che una modesta personalità (No, no!) Non poteva però disconoscere di essere stato designato dall’onorevole assemblea a compiere un mandato molto onorevole ma non meno pericoloso. Le condizioni presenti del viaggiare non erano affatto rassicuranti, e un certo disordine si manifestava qua e là nelle facoltà mentali dei vetturini. Volgessero intorno uno sguardo, contemplassero le scene che tutti i giorni si ripetevano. Diligenze ribaltate, cavalli sfrenati, battelli colati a fondo, scoppio di caldaie. (Applausi — Una voce: No) No? (Applausi) Che l’onorevole membro che ha detto No così ad alta voce si faccia avanti, ed osi ripetere la sua smentita. (Applausi) chi è che ha gridato di no? (Applausi entusiastici) Era forse qualche piccola vanità disillusa — ei non diceva già qualche fabbricante di berretti (Fragorosi applausi), il quale, geloso delle lodi di cui s’era largheggiato — forse immeritamente — verso di lui Pickwick, e delle sue ricerche, e rodendosi nella impotenza di una audace rivalità si appigliava ora a questo modo basso e calunnioso di…
“Il signor “Blotton” (di Aldgate) domanda la parola per un richiamo all’ordine. Avea inteso forse l’onorevole preopinante fare allusione a lui? (Grida di all’ordine, sì, no, basta, continui, applausi).
“Il signor “Pickwick” non si sarebbe mica fatto imporre dai clamori. Appunto egli aveva voluto alludere all’onorevole preopinante (Grande agitazione).
“Il signor “Blotton” aggiungeva adunque ch’egli respingeva sdegnosamente le false ed abbiette accuse dell’onorevole avversario (Grandi applausi). L’onorevole preopinante non era che un ciarlatano. (Grande confusione, e grida di all’ordine).
“Il signor “Snodgrass” per un appello all’ordine. Egli voleva soltanto sapere se questa disgraziata contesa tra due membri della onorevole assemblea dovesse o no continuare (Udite, udite!).
“Il “Presidente” era sicuro che l’onorevole Pickwikiano avrebbe ritirata l’espressione della quale appunto s’era servito.
“Il signor “Blotton”, con tutto il rispetto possibile per la presidenza, era sicurissimo del contrario.
“Il “Presidente” sentiva esser suo dovere imprescindibile di domandare all’onorevole preopinante se egli aveva adoperato l’espressione sfuggitagli in un senso comune o altrimenti.
“Il signor “Blotton” non esitava punto a rispondere di no — egli avea adoperato la parola nel suo senso Pickwickiano (Udite, udite). Egli sentiva il debito di riconoscere che, personalmente, nutriva i sentimenti della più alta stima per l’onorevole Presidente perpetuo; egli non lo avea considerato ciarlatano che da un punto di vista tutto Pickwickiano (Udite, udite).
“Il signor “Pickwick” si dichiarava pienamente soddisfatto per la franca e nobile dichiarazione del suo onorevole amico. Per conto suo egli pregava fosse bene inteso che le sue proprie espressioni non dovessero essere interpretate che in un senso Pickwickiano (Applausi).”
Qui il verbale si chiude, come naturalmente si dovette chiudere anche la discussione, dopo essere arrivata ad un punto così altamente soddisfacente ed intelligibile. Dei fatti che il lettore troverà ricordati nel capitolo seguente noi non abbiamo nessun documento ufficiale, ma essi sono stati con ogni studio raccolti e collezionati da lettere ed altri manoscritti, così indubbiamente genuini, da giustificare la loro narrazione in una forma seguita e connessa.