Gli italiani e gli Oscar: una lunga storia d’amore, tra alti e bassi
In principio fu De Sica
Quella tra i premi Oscar e il cinema italiano è una lunghissima storia d’amore che vale la pena ripercorrere, anche perché l’Italia detiene ancora un record importante, quello per i premi vinti nella categoria del miglior film straniero – ora «miglior film internazionale».
Ebbene, l’amore degli Oscar nei confronti del nostro cinema è alla base della creazione di questa categoria, poiché fino al 1948, (vale a dire per le prime 20 edizioni) nessun film non statunitense aveva mai ricevuto riconoscimenti. Poi nei cinema californiani arrivò, con due anni di ritardo, Sciuscià di Vittorio De Sica e i giurati dell’Academy of Motion Pictures, Arts and Sciences, un’associazione onoraria costituita da professionisti del mondo del cinema, decidono che quel film è troppo bello per rimanere senza riconoscimenti. Inserirlo nelle categorie già esistenti a scapito di qualche film statunitense sarebbe stato troppo rivoluzionario e antipatriottico, quindi viene istituito ad hoc un premio speciale onorario.
Nemmeno due anni dopo la situazione si replica e anche in quell’occasione è un film di Vittorio De Sica a conquistare il pubblico d’oltreoceano: Ladri di biciclette. Il premio conferisce visibilità e fama internazionale al film e di riflesso al nostro cinema, che sta attraversando una fase difficile dal punto di visto economico ma di grande ispirazione artistica: siamo infatti in pieno Neorealismo.
De Sica e Fellini, gli insuperabili
È solo nel 1956 che l’Academy decide di introdurre la categoria «Miglior film straniero», in cui cinque film non statunitensi possono competere per il premio. L’Italia vince per due anni consecutivi, il 1957 e il 1958, con due film di Federico Fellini, che sembra aver sostituito De Sica nei cuori degli spettatori. I titoli in questione sono due classici come La Strada e Le notti di Cabiria.
Sono anni in cui il cinema italiano è molto apprezzato all’estero, soprattutto dalla critica, e l’Italia riesce a piazzarsi fra i cinque candidati all’Oscar come miglior film straniero quasi ogni anno dal 1957 al 1980.
A intascare il maggior numero di Oscar sono i registi già citati, che continueranno a mietere successi per tutti gli anni Sessanta e Settanta.
De Sica infatti vince in totale quattro Oscar: oltre ai capolavori neorealisti degli anni ’40, nel 1963 vince con il film a episodi Ieri, oggi e domani, classico della commedia all’italiana con la coppia Sophia Loren-Marcello Mastroianni. Poi ancora nel 1970 con il drammatico Il giardino dei Finzi Contini, adattamento del romanzo omonimo di Giorgio Bassani. Senza dimenticare che è De Sica a far vincere alla Loren il premio come migliore attrice nel 1960 con un altro suo film, La Ciociara. E non dimentichiamoci che De Sica stesso fu anche un grandissimo attore e nel 1958 ricevette una nomination come miglior attore non protagonista per Addio alle armi (A Farewell to Arms) di Charles Vidor.
Quattro anche gli Oscar vinti da Fellini nella stessa categoria: oltre a quelli già menzionati si aggiungono 8½ nel 1964 e Amarcord nel 1975, oltre a un Oscar alla carriera nel 1993. Si aggiungono tre nomination come regista e ben otto come sceneggiatore, mentre il leggendario La Dolce vita vinse soltanto un Oscar per i migliori costumi.
Bertolucci, il re dei record
Negli anni ’80 il nostro cinema conosce una profonda crisi e nessun film italiano vince come miglior film straniero. In compenso, per la prima e tutt’ora unica volta, l’opera di un italiano si porta a casa il premio più prestigioso, quello di miglior film, assieme ad altre otto statuette tra cui quella alla miglior regia: a compiere questo miracolo irripetibile è Bernardo Bertolucci con L’ultimo imperatore, una coproduzione tra Italia, Cina e Regno Unito. A oggi, con le sue nove statuette, L’ultimo imperatore rimane uno dei film più premiati della lunga storia degli Academy e Bertolucci resta l’unico regista italiano ad aver vinto l’Oscar come miglior regista.
Negli anni ’90 il cinema italiano sembra riprendersi dalla crisi del decennio precedente e tre titoli raggiungono risonanza internazionale e vincono l’Oscar come miglior film straniero: Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore nel 1990, Mediterraneo di Gabriele Salvatores nel 1992 e La vita è bella di Roberto Benigni nel 1999, che riesce anche nell’impresa di portarsi a casa l’Oscar per il miglior attore protagonista.
La grande bellezza (che non c’è più)
Negli anni 2000 il cinema italiano non desta più l’interesse degli americani: non solo nessun italiano vince la statuetta, ma addirittura soltanto un film riceve la candidatura nel periodo tra il 2000 e il 2013. Il decennio successivo non va molto meglio, ma almeno nel 2014 l’Italia si aggiudica l’Oscar con La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Da allora nessun film è entrato nella cinquina finale, ma Gianfranco Rosi, con il suo Fuocoammare, nel 2017 è entrato in quella dei migliori documentari, categoria in cui gli italiani non hanno mai brillato all’estero.
Interpretazioni da Oscar
Dal record di premi nella categoria di miglior film straniero passiamo invece a categorie in cui gli americani sembrano non apprezzare particolarmente gli italiani: quelle degli interpreti. Soltanto tre italiani hanno infatti vinto per la loro interpretazione in oltre ottant’anni di storia. La prima è stata Anna Magnani per un film di lingua inglese, La rosa tatuata (The rose tatoo), nel 1955. Sophia Loren invece è la prima ed ultima attrice ad aver vinto l’ambita statuetta per un film recitato in lingua italiana: era il 1960 e il film era La Ciociara. Roberto Benigni, con La vita è bella, rimane invece l’unico italiano ad aver vinto il premio come miglior attore protagonista. Marcello Mastroianni invece è stato nominato per Divorzio all’italiana (1963), Una giornata particolare (1978) e Oci Ciorne (1988): ben tre nomination ma nessuna vittoria.
Italiani, grandi artigiani
Gli italiani non saranno dunque delle star da red carpet ma sono bravi artigiani e gli americani lo sanno bene: molti infatti sono gli Oscar vinti per i costumi, le scenografie o le colonne sonore in produzioni hollywoodiane o comunque internazionali, tra cui alcune pietre miliari del cinema.
La lista sarebbe a questo punto troppo lunga, ma ricordiamo il contributo di alcuni artisti come il musicista Giorgio Moroder, vincitore di tre premi Oscar grazie alla colonna sonora di Fuga di Mezzanotte (1978) di cui è compositore e alle canzoni di Flashdance (1983) e Top Gun (1986), quelle iconiche What a feeling e Take my breath away di cui lui è l’autore.
Tre sono gli Oscar collezionati anche dalla costumista Milena Canonero, tra cui quello nel 1975 per i costumi di Barry Lyndon di Stanley Kubrick, e dal direttore della fotografia Vittorio Storaro, premiato nel 1980 per Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, nel 1982 per Reds e nel 1988 per L’ultimo imperatore.
Negli anni più recenti pure la coppia di scenografi Dante Ferretti e Federica Lo Schiavo ha vinto tre Oscar in quella categoria chiamata “Best Production Design”, ovvero migliore scenografia: nel 2005 per The aviator di Martin Scorsese, nel 2008 per Sweeney Todd di Tim Burton e nel 2012 per Hugo Cabret, ancora di Scorsese.
Come dimenticare infine il contributo di Carlo Rambaldi per gli indimenticabili effetti speciali di tre grandi classici della fantascienza: King Kong (1976), Alien (1979) ed E.T (1983). L’Italia, insomma, può essere fiera del proprio contribuito alla settima arte.
L’Italia agli Oscar 2021
Mentre scriviamo, gli italiani sono in lizza per i prossimi Oscar in tre categorie: una è Laura Pausini, che con Niccolò Agliardi e Dianne Warren è in competizione per la miglior canzone originale. Io sì (Seen), scritta per La vita davanti a sé, è diventata la prima canzone in italiano ad essere candidata ai premi Oscar.
Gli altri invece devono la loro candidatura a Pinocchio di Matteo Garrone. É così che Dalia Colli e Francesco Pegoretti (insieme a Mark Coulier) sono stati nominati per trucco e acconciature, mentre Massimo Cantini Parrini, già membro dell’Academy, si aggiudica la nomination per i migliori costumi. Con Pinocchio, sale a 37 il numero dei film candidati in quest’ultima categoria grazie a un costumista italiano. Dodici, invece, sono le vittorie collezionate finora, di cui l’ultima con Milena Canonero e Grand Budapest Hotel. Chissà che questa non possa essere la tredicesima.
Carlo Crotti