Racconto: Requiem per Letizia – Andrea Gasparini
Adesso non urli più eh brutta puttana ce l’hai fatta bravo ma che hai fatto? Zitta devi stare se lo meritava la baldracca bimba mia no no! Oddio no che ho fatto se lo meritava non ti far venire i sensi di colpa come hai potuto bastardo?! State zitti meglio così dammi retta delinquente maledetto. Mio dio cos’ho fatto l’hai strangolata e ci hai messo pure poco hai strangolato la mia bimba brutto figlio di puttana. Non volevo farlo no volevo solo intimorirla per farle capire che mi aveva ferito beh a me sembra che volevi ammazzarla eccome sei partito come un toro e non ti sei più fermato assassino schifoso! Amore mio no che ti ho fatto non essere patetico dai lo sai che lo volevi fare da tempo che dentro di te lo volevi fare da tempo dai gliel’ho sempre detto a mia figlia che eri malato e che ti doveva lasciare perché non mi hai dato retta Letizia perché! Hanno suonato alla porta fai a finta di niente tu non ci sei aiuto! Devo aprire no non aprire non ci sei sei un assassino schifoso.
«Tutto bene? Ho sentito dei rumori…» la signora Bordìn butta gli occhi al di là della soglia.
Ha capito cos’è successo? Ingoio saliva acida, le domando:
«Che rumori?»
«Sembrava che Letizia…stava male. Mi sembrava che urlava.»
«Ah, niente di che, ha avuto solo un calo di pressione e ha ribaltato dei vasetti». Vattene prima che impazzisca anche su di te ammazza la ficcanaso signora chiami la polizia sennò questo pazzo la fa fuori!
La signora Bordìn è vestita pesante, intimorita, sussurra:
«Ti vedo…pallido». Fatti i cazzi tuoi prima che ti spezzi l’osso del collo non sono cazzi tuoi ficcanaso di merda la polizia signora!
«Stiamo pranzando. Ma vado a prendere aria anch’io, in effetti non mi sento…». Levati dalle palle sei sempre in mezzo alle palle obesa di merda la mia bimba.
«Ma non stavate…?»
La porta si chiude dietro di me, la signora Bordìn si defila. Ha capito. Sento il suo sguardo attaccato alle scapole. Mi dà fastidio. Mi viene voglia di tornare indietro e spaccarle la testa contro il muro. Avrà abbastanza coraggio per chiamare la polizia? Precipito in una spirale di marmo e ferraglia. La puzza di smog di via Amendola è più disgustosa del solito. Sono sparite le coscienze, finalmente? No.
Che cazzo ho fatto? Che cazzo hai fatto, figlio mio? Non mancherà a nessuno una così dai come hai potuto bastardo schifoso?! Devo, devo…devi che? Che vuoi fare? Eh, adesso che vuoi fare?!
Ci sono delle silhouette velocissime nei finestrini laterali delle auto parcheggiate. Le campane della chiesa di San Cristoforo avvisano Dio. La cura del pakistano nel sistemare le cassette di frutta è da manuale. Supero il patronato, l’incrocio di via Barbieri, i clacson di sgasate. Adesso è Dio a suonare le campane. Mi sta avvisando.
L’amavo con tutto me stesso ti aveva tradito – te l’avevano detto Francesco e Loreto che era una troia – tu la rendevi triste era sempre da sola. Lei ti amava e non perdeva occasione di dimostrartelo no coglione lei amava il cazzo di Stefano te l’ha confessato in lacrime già te lo sei scordato era un uomo migliore di te migliore di te in tutto eh sì a letto soprattutto altrimenti perché si sarebbe fatta sbattere a pecora per ben due volte eh?! Lei era la mia ragione di vita beh adesso non è più niente solo carne da beccamorti e preghiere sarà sempre la mia bimba che le hai fatto bimbo mio.
I rami dei frassini sono ragnatele nel cielo spurio. Con Letizia passavamo spesso per questo parco. Una volta, vicino a quel nocciolo, mi disse che avrebbe voluto mettere su famiglia. Fantasticavamo sui nomi. A me i suoi non piacevano, ma non gliel’ho mai detto che secondo me suonavano male.
Il mio orologio da polso conta centosessanta battiti cardiaci al minuto. Sbavo catarro e non me ne frega nulla. Cammino in fretta solo perché ho una destinazione.
Avrei dovuto considerarla di più darle più tempo fare esperienze insieme avresti dovuto ammazzarla prima così non ti avrebbe tradito con quel pirla no lì non ci entrare che fai? Bravo, è la cosa giusta da fare, spero che buttino via la chiave! Pregherò per te, ti verrò a trovare.
La testa sbanda nella porta girevole. Dio ha smesso di suonare. Papà, mamma, venite.
È la cosa giusta da fare arrivo presto Giò ma tu devi pagare e ora che gli racconti eh dimmi un po’ digli che sei un assassino schifoso e che buttino via la chiave! Devo raccontare tutto devi tornare indietro affanculo torna indietro prima che sia troppo tardi coglione addio delinquente spero che muori presto amore di mamma che hai fatto.
«Le serve aiuto?» chiede il piantone.
«Le campane non suonano più».
Il silenzio ci ghiaccia, poi il giovane, uscendo dalla guardiola, replica:
«Come, scusi?»
Sotto al culo ho delle piastrelle gelide. Chissà cosa penserà mio padre. Chissà la mamma. Moriranno prima del tempo. Li potrò seppellire? Butteranno via la chiave? Il tip tap di tacchi bassi è sempre più vicino. La mano senza calli del piantone è sul mio plesso brachiale. Letizia mi ha tradito. Come ha potuto? È colpa mia. Dio non era in me.
«Ha preso delle droghe?» mi chiede il piantone, ginocchia piegate, l’alito di mentolo a una spanna dalla mia bocca aperta.
«Dio non suona più» rispondo.
«Giuseppe, vieni qua un momento» dice, alzando la voce mentre volge lo sguardo verso un’altra stanza.
Giuseppe arriva al mio cospetto. È un bell’uomo. Mi guarda come se fossi un barbone sbrattato di merda. Ha mai pensato di uccidere la moglie? Ce l’ha, almeno, qualcuno da uccidere? Sì che ce l’ha. Ce l’abbiamo tutti. Non è vero, Dio? Suona ancora per me, ti prego.
Alzo gli occhi annebbiati e li ficco in quelli di Giuseppe. Mi sembra di vedere il volto di Letizia sovrapporsi al suo. Con voce calma e severa, dico:
«Te lo meritavi».
Andrea Gasparini è nato a Treviso nel 1988, ma ha trascorso infanzia e adolescenza a Tonadico, in Trentino. Si è laureato a Bologna in Lingua e cultura italiane per stranieri con una tesi su Wu Ming e il romanzo neo-storico italiano. Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo, La notte dell’incertezza (Giovane Holden Edizioni). Nel 2018 il secondo, Coràio! (Augh! Edizioni), oltre al podcast La ricerca dei ricordi (SunPodcast). Il suo ultimo racconto si intitola Attraversare e si può leggere su Narrandom. Attualmente lavora come formatore di italiano e italiano L2 presso vari enti di formazione.