Esercizi di stile: L’Infinito
Salve sfaccendati lettori internauti. Sono qui per proporvi un esperimento. Il proposito proposto è presto detto: fare il verso ai versi. Seriamente giocare ad un gioco pericoloso, quello di capovolgere poeta e poesia. Quali oscuri motivi mi spingono a spingermi?
La poesia è ricerca di verità ma è anche finzione, gioco. Mi sono chiesto allora: Cosa succede se si rovesciano temi e forme?
Vittima di questo crudele esperimento è Leopardi (facile rovesciare il suo nome in Antilopi) il più grande poeta che abbia mai calpestato il suolo di questo pianetuncolo sperso nelle profondità cosmiche. Il capolavoro che ho deciso di rovinare è “L’Infinito”. Quindici endecasillabi sciolti con infiniti e raffinati giochi interni.
Rovesciandolo è venuto fuori un sonetto di 14 versi imprigionati severamente tra rime.
Prima di leggere il rovescio rifatevi occhi e spirito con questo capolavoro immortale.
L’Infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Da restare senza fiato. Ecco ora non siate troppo crudeli con:
Il Finito
Quanta gioia mi dà questa landa gremita
e dalla finestra abbracciare
in ogni piccolo particolare la vita.
Ma erto a guardare un passante passare
schiamazzi stress e un’ansia assopita
ho fissi nella mente e il cuore non sa cosa pensare.
Negli assordanti attimi ogni voce è sparita
il tempo smette di avanzare,
la storia è solo un istante
volatile come gas, effimera.
Ed in un particolare, sulle ciglia di un passante
su una scucitura, su una macchia nera
galleggia goffamente il mio pensiero errante
e il navigar m’è dolce in questo mare.
.
Lorenzo Di Paola
così gli va il sangue in testa